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Dizionario italo-polacco della terminologia politica e sociale. Włosko-polski słownik terminologii politycznej i społecznej - ebook
Dizionario italo-polacco della terminologia politica e sociale. Włosko-polski słownik terminologii politycznej i społecznej - ebook
Słownik zawiera ponad 50 000 haseł. Zasadniczo koncentruje się na terminologii politycznej XIX i XX wieku, aczkolwiek czytelnik znajdzie w nim również hasła z epok wcześniejszych, a także wyrażenia, które charakteryzują współczesną rzeczywistość polityczną Polski i Włoch. W większości są to neologizmy, terminy powstałe w ostatnich latach, które nie występują w tradycyjnych słownikach włosko-polskich. Oprócz haseł, zwrotów i wyrażeń typowo politycznych, znalazły się w nim również terminy oraz zwroty ze słownictwa wywodzącego się z dziedziny prawa i administracji, a także ekonomii, socjologii i filozofii. Na końcu umieszczono skróty nazw najważniejszych organizacji, instytucji, a także nazwy głównych sił politycznych zarówno włoskich, jak i polskich. Dzięki temu słownik może być przydatny nie tylko dla politologów, socjologów, publicystów i tłumaczy, ale także dla wszystkich tych, którzy interesują się językiem, kulturą, historią oraz polityką Włoch.
– ponad 50 000 haseł
– bogaty materiał leksykograficzny pojawiający się w Polsce po raz pierwszy
– kompletna terminologia współczesnego włoskiego języka politycznego z uwzględnieniem neologizmów
– hasła z zakresu prawa i administracji, ekonomii, filozofii i socjologii
– niezastąpiona pomoc dla studentów oraz wszystkich interesujących się językiem, kulturą, historią i polityką Włoch
Spis treści
Kategoria: | Słowniki |
Zabezpieczenie: |
Watermark
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ISBN: | 978-83-242-3341-0 |
Rozmiar pliku: | 2,1 MB |
FRAGMENT KSIĄŻKI
Il dizionario italo-polacco della terminologia politica e sociale è indirizzato ad un pubblico vasto. In primo luogo è stato ideato quale aiuto per politologi, sociologi, storici, interpreti, traduttori, giornalisti, e per tutti coloro chi si interessano della lingua, cultura, storia e politica di entrambi i Paesi. Il dizionario comprende più di 50 000 voci. Oltre ai termini, alle locuzioni e ai modi di dire tipicamente politici, atti a nominare fenomeni politico-sociali della storia politica polacca e di quella italiana vi si trovano inoltre – anche se in misura limitata – voci appartenenti al linguaggio giuridico, amministrativo, nonché a quello economico, sociologico e filosofico. Si è cercato principalmente di riportare voci e locuzioni della terminologia politica dell’800 e del ’900, sebbene vi si possano trovare anche dei termini delle epoche precedenti, oltre alle espressioni che caratterizzano l’attuale realtà politica della Polonia e dell’Italia. Nella maggior parte dei casi si tratta di neologismi, voci nate negli ultimi anni, le quali non si trovano nei tradizionali dizionari italo-polacchi. Alla fine si trovano le sigle delle più importanti organizzazioni, istituzioni e partiti politici sia italiani che polacchi. Va sottolineato che la scena politica italiana, come del resto quella polacca, è caratterizzata da una scarsa stabilità. Pertanto ci si è limitati a riportare i nomi delle più importanti formazioni politiche e degli attori sociali, tralasciando quelli che non hanno influito in modo significativo sulla vita politico-sociale dei due Paesi.PRZEDMOWA
Włosko-polski słownik terminologii politycznej i społecznej jest adresowany do szerokiego kręgu odbiorców. W pierwszym rzędzie został pomyślany jako pomoc dla politologów, socjologów, historyków, tłumaczy i dziennikarzy, a także wszystkich tych, którzy interesują się językiem, kulturą, historią i polityką obu krajów. Słownik zawiera ponad 50 000 haseł. Oprócz zwrotów i wyrażeń typowo politycznych, służących określeniu zjawisk społeczno-politycznych z historii politycznej Polski i Włoch wprowadzono też – chociaż w ograniczonym zakresie – hasła oraz terminy ze słownictwa wywodzącego się z dziedziny prawa i administracji, a także ekonomii, socjologii i filozofii. Zasadniczo słownik koncentruje się na terminologii politycznej XIX i XX wieku, aczkolwiek czytelnik znajdzie w nim również hasła z epok wcześniejszych, a także wyrażenia, które charakteryzują współczesną rzeczywistość polityczną obu krajów. W większości są to neologizmy, terminy powstałe w ostatnich latach, które nie występują w tradycyjnych słownikach włosko-polskich. Na końcu umieszczono skróty najważniejszych organizacji, instytucji, a także nazwy głównych sił politycznych zarówno włoskich, jak i polskich. Należy zaznaczyć, że włoska scena polityczna, podobnie zresztą jak polska, cechuje się małą stabilnością. Dlatego też ograniczyliśmy się jedynie do wprowadzenia nazw najważniejszych partii i sił politycznych, oraz aktorów społecznych, pomijając te, które nie wywarły większego wpływu na życie polityczno-społeczne obu krajów.Introduzione
I. Alcune caratteristiche del linguaggio politico italiano
Nel dizionario il lettore potrà trovare diversi vocaboli che, a prima vista, non sembrano appartenere al linguaggio propriamente politico, termini che ne fanno parte solo in alcuni contesti ed infine quelli che appartengono ad altri lessici speciali. Questa è una caratteristica del linguaggio politico1. Secondo alcuni linguisti il linguaggio politico è praticamente (tranne alcuni casi) sprovvisto di un lessico esclusivamente proprio. Quasi tutte le parole della politica sono parole comuni, termini che assumono il loro peculiare significato soltanto se contestualizzato, diventando vere e proprie espressioni politiche. Di conseguenza nel linguaggio politico praticamente tutte le parole possono diventare termini politici, se usate in quell’ambito2. Esso risulta, inoltre, dalla confluenza di diversi elementi eterogenei e dall’apporto di altri linguaggi speciali3. Un’altra caratteristica del linguaggio politico italiano consiste nel fatto che esso è molto stratificato, composto di apporti diversi, che variano da partito a partito, ciascuno con la sua storia, i suoi maestri e la sua tradizione linguistica4. Spesso non è semplice datare né stabilire la paternità di molte parole politiche5. Oltre ai vocaboli che sono usciti dall’uso comune e conservano una valenza puramente storica oppure hanno cambiato significato (come per esempio la parola costituzione che originariamente si riferiva alla monarchia costituzionale e solo in secondo luogo assunse il significato di carta costituzionale), ci sono parecchi neologismi, termini entrati nel vocabolario politico negli ultimi anni. Come ha osservato giustamente Ignazio Baldelli, la tipologia del neologismo politico è quanto mai varia e va dai prestiti e calchi da lingue straniere alla neoformazione attraverso suffissi e prefissi o attraverso le più diverse fusioni e confusioni, dal nuovo significato attribuito a parole anche di largo uso al cambiamento di nomi di luogo, di paese, di persone, ad avvicinamenti ed assetti sintattici peculiari6. Il linguaggio politico sfrutta in modo rilevante certi prefissi affermatisi nell’italiano contemporaneo come anti-, super-, sotto-, contro-, re-, extra-, pre-, non-, neo-, auto-, ultra-, cripto-, pseudo-, super-, sopra- mentre per quanto riguarda i suffissi, la maggior parte delle neoformazioni utilizzano invece: -ista, -ismo, -izzare, -izzazione. Infine una delle basi più sfruttate per coniare nuovi sostantivi viene rappresentata dai nomi delle personalità politiche: fanfaniano, moroteo, fino al renziano e grillino7. Allo stesso modo nella neologia politica è abbastanza peculiare la presenza della lingua della potenza egemone. Così ad esempio a cavallo del ’700 e dell’800 nella formazione dei nuovi termini politici italiani notiamo parecchi prestiti e calchi dal francese. Nel corso del XIX secolo possiamo osservare invece un apporto sempre più consistente dall’inglese e dopo la seconda guerra mondiale assistiamo a sempre più marcata diffusione dell’anglo-americano8.
II. Breve storia del linguaggio politico italiano
La terminologia politica italiana comincia a svilupparsi nell’arco del Cinquecento quando nei vari Stati della Penisola Appenninica l’organizzazione degli uffici assume aspetti moderni e nella trattatistica politica compaiono nuovi vocaboli, come per esempio la democrazia che viene contrapposto a quelli di monarchia e aristocrazia, o la locuzione ragion di Stato, ricalcata su quella classica ratio reipublicae. Parecchi altri termini mutano di significato, per esempio il termine Stato, riferito alla politica, il quale aveva ancora nel Trecento il significato di “regime”, dalla fine del Quattrocento in poi si riferisce sempre più al “territorio”, su cui si esercita una signoria9.
Il vero e proprio vocabolario politico moderno si forma invece in Italia alla fine del Settecento in seguito al processo di socializzazione e di democratizzazione messo in moto dalla Rivoluzione francese e dalle vicende politiche democratico-repubblicane del triennio 1796–1799. La maggior parte dei vocaboli politici formatisi in questo periodo è dunque legata alle vicende che accompagnano la nascita e il consolidarsi del sistema parlamentare, nonché all’affermarsi di ideologie e di dottrine politiche nel corso dell’Ottocento10. Fra Settecento e Ottocento, in seguito all’occupazione francese della Penisola la terminologia politica italiana si alimenta principalmente dal francese, anche attraverso l’assunzione di strutture politico-amministrative d’Oltralpe come élite, debâcle, prefetto, sciovinismo, sabotaggio, etc.11 Numerosi vocaboli vengono introdotti nell’uso anche dal Codice di Napoleone (come immobiliare, licitazione, regime della comunione dei beni). Lo stesso vale per parecchie istituzioni giudiziarie, amministrative, burocratiche e militari (come Corte di Cassazione, funzionario, regia, sottoufficiale). Analogamente lo stesso nome di Tricolore che originariamente indicava soltanto il tricolore francese (azzurro-bianco-rosso) designa presto il nuovo vessillo italiano (verde-bianco-rosso), prima bandiera della Cispadana e poi della Cisalpina, per essere successivamente usato nel 1848 dai patrioti italiani durante le Cinque giornate di Milano, e solo nel 1861 viene da tutti riconosciuto come simbolo del Regno d`Italia. Sullo sviluppo del linguaggio politico nel corso dell’Ottocento influisce anche il giornalismo. Come scrisse il letterato giacobino Matteo Galdi al politico e intellettuale milanese Melchiorre Gioia: “grazie alle gazzette, ai giornali, s’incominciò a parlare di politica ed a discutere delle verità pericolose per i tiranni”12. Oltre alla locuzione parlare di politica appaiono i termini nuovi come opinione pubblica, circolo costituzionale, club, quotidiano, propaganda, pubblica istruzione e diritto e libertà, democratico, etc. Nell’800, conformemente all’affermarsi del sistema parlamentare, entrano invece in italiano i termini politici e politico-economici dall’inglese come trust, stock, budget, Onorevole, sessione, Legislatura, costituzionale, conservatore, liberale, radicale, assenteismo. Molto spesso dopo l’assunzione politica, le parole danno origine a neoformazioni. Così per esempio il vocabolo liberale ha una lunga incubazione, passando dal significato latino di generoso, di animo aperto alla parola con un preciso significato politico13. A cavallo tra il ’700 e l’800 nascono anche i primi dizionari di terminologia politica. Nel 1799 viene pubblicato a Venezia presso Francesco Andreola un Nuovo vocabolario filosofico-democratico indispensabile per ognuno che brama intendere la nuova lingua rivoluzionaria, attribuito al gesuita Lorenzo Ignazio Thjulen14. In seguito vede la luce il Dizionario politico nuovamente compilato ad uso della gioventù italiana (Pomba, Torino 1849). Nel 1851 a Torino presso la tipografia di Luigi Arnaldi esce invece il Dizionario politico popolare e poco dopo viene pubblicato un breve Vocabolario socialista.
In seguito ai moti del 1848, successivamente nel 1859 e nel 1860 avvengono mutamenti nella terminologia ufficiale dei vari Stati italiani. Le vicende turbinose, a cui andò soggetta la vita politica in questi decenni spiegano il moltiplicarsi di vocaboli riferiti alla politica. Lo stesso nome di Risorgimento che aveva designato già nel ’700 in Piemonte e in Lombardia una più o meno vaga aspirazione a un miglioramento delle sorti d’Italia, assume un senso decisamente politico nell’arco degli anni 1847–184815. A partire dal 1848 si può parlare in Italia di partiti veri e propri nel senso moderno, mentre nomi di tendenze e raggruppamenti appaiono già in precedenza. Alcuni di questi nomi sono esclusivamente italiani come sanfedista, albertista, muratista, ma in maggior parte essi si ricollegano a nomi analoghi francesi oppure inglesi: destra e sinistra, liberale, assolutista, legittimista, conservatore, moderato, radicale, costituzionale, progressista, oscurantista, comunista, socialista, etc.
In seguito all’avvento del fascismo molti termini della politica, poi diventati d’uso corrente, come colpo di spugna, carrierismo, pressapochismo, ma anche stato totale vengono messi in circolazione da Benito Mussolini. Durante il ventennio fascista appaiono voci e espressioni che caratterizzano la realtà politica dell’epoca quali fascismo, littorio, squadrismo, giovinezza, balilla, leggi fascistissime, fasci, Marcia su Roma, stirpe romana, duce, Minculpop (Ministero per la Stampa e la Propaganda), ma anche la parola totalitarismo, utilizzata per la prima volta in Italia nell’ambito dell’opposizione antifascista16. Dopo la caduta del fascismo compaiono dei termini nuovi quali per esempio purga nel senso di epurazione violenta, guerra fredda per disegnare la tensione tra i due blocchi, il disgelo, cioè l’avvio alla distensione dopo il periodo stalinista nonché sottogoverno, partitocrazia, disimpegno, franco tiratore che entrano in uso negli anni 50. Agli anni 60 si riferiscono invece i termini quali paesi non allineati, policentrismo, locuzione strategia dell’attenzione, moratoria, gruppuscolari, contestazione, etc. Allo stesso modo c’è un gruppo di termini che caratterizzano la vita politica degli anni 70: murales, sit-in, extraparlamentare, destabilizzazione, partito armato, lotta armata, esproprio proletario, gambizzare, ghettizzare, strategia della tensione, opposti estremismi, ma anche l’eurocomunismo e l’Ostpolitik, parola tedesca che comincia ad essere usata anche in Italia nel senso di politica di avvicinamento ai paesi dell’Est, qualità della vita e bagno di folla. Intorno agli anni 80 comincia a circolare una folta serie di parole politiche come pentapartito, lentocrazia, il lib-lib (abbrevazione di Liberal-Labour), il paese reale, i peones, si diffonde criminalizzare, criminalizzazione, anni di piombo (per definire gli anni Settanta, quelli del terrorismo), stragi di Stato, come pure pentitismo, giustificazionismo e perdonismo. Alla fine degli anni 80 e nel corso degli anni 90 si registra una massiccia immissione di termini legati all’Europa politica, come ad esempio eurodeputato, eurocapitale, eurocrate, europarlamentare, mentre nel primo decennio del nuovo secolo nell’uso comune entrano: euroscettico, eurofobo, euroottimista, euroentusiasta, eurorealista. Ci sono inoltre molti termini legati all’integrazione economica come eurovaluta, euromoneta, la locuzione libera circolazione delle merci e all’euro, come eurozona, Eurolandia o area euro17.
All’inizio degli anni 90 con il passaggio dalla I alla II Repubblica si registrano i nuovi termini legati alla crisi politica dell’epoca (Mani Pulite, tangentopoli, Il Parlamento degli inquisiti, leghismo) mentre alcuni termini di lunga tradizione politica (come ad esempio compagno) perdono la propria densità politica18. Come hanno osservato Andrea Bencini e Beatrice Manetti, la disaffezione nei confronti dei partiti tradizionali, cominciata già negli anni 80, viene testimoniata dalla diffusione di termini come partitocrazia, consociativismo, partitocrazia consociativa, spartitocrazia, etc. Con la crisi della I Repubblica lo stesso termine partito viene sempre più spesso identificato con un modo vecchio, e spesso screditato, di far politica19. Di conseguenza i nuovi raggruppamenti politici assumono nuovi nomi, chiamandosi piuttosto alleanze, confederazioni, leghe, poli, patti o case. Nel corso degli anni 90, oltre alla crisi dei maggiori partiti tradizionali si assiste alla personalizzazione della politica (berlusconismo, epiteti come il Senatur, il Cavaliere, il Professore) e al crescente ruolo della televisione nell’orientare l’opinione pubblica (telepolitica, politica – spettacolo, sondaggismo, democrazia dei sondaggi, populismo elettronico, etc.).
Come ha affermato Vittorio Coletti, con l’arrivo del nuovo secolo, si assiste in Italia all’abbassamento del livello stilistico del discorso politico a quello medio-basso della lingua quotidiana. Indizio vistoso di queste novità è la consuetudine di nominare i leader col nome proprio (Silvio, Beppe, Matteo, etc.), segno equivoco di familiarità e devozione, di vicinanza e sudditanza20. Osserviamo una singolare trasformazione che coinvolge la sfera dello Stato e della cosa pubblica, dove diventano sempre più marcatele connotazioni negative (il peso, il costo dello Stato) su quelle positive (servizio pubblico). Uno dei segnali di questo fenomeno è il moltiplicarsi dei modi per dileggiare la “vecchia” politica organizzata (teatrino della politica, il “dire” contro il “fare”) e di esaltazione di quella diretta, realizzata con l’affidamento della guida a un leader indiscusso e padronale. C’è inoltre la tendenza ad alleggerire e rendere gradevole la lingua politica facendo ricorso a termini e immagini dello sport (discesa in campo, fare squadra, Forza Italia, il governo non farà da punching ball), dell’informatica (fare sistema, fare rete) oppure a espressioni giovanili (li asfaltiamo, Silvio è al game over, partito cool). La lingua della politica continua ad inventare oppure a rinnovare parole, come per esempio ribaltone, inciucio, larghe intese, agibilità politica, esodati, rottamatore, cerchio magico, job act, o adattarle a nuovi usi specialmente metaforici (staccare la spina al governo, mettere dei paletti). La lingua politica si mostra sempre più dipendente da altri linguaggi, in primo luogo da quello dell’economia (PIL, spread, deficit) e quello giornalistico (il governo galleggia, Letta-bis, crisi al buio), al quale deve persino la tecnicizzazione di pseudolatinismi ironici come Mattarellum o Porcellum, inventati per nominare i diversi sistemi elettorali.
III. Principi della stesura del Dizionario
Il Dizionario è il risultato di un lavoro durato più di dieci anni, alla cui stesura hanno contribuito i miei studi sul pensiero e sistema politico italiano. Lavorando sui testi politici italiani mi sono accorta che la terminologia politico-sociale è presente in una misura molto limitata nei tradizionali dizionari italo-polacchi. Alle sue origini vi sono dunque le mie esperienze e le difficoltà incontrate durante il lavoro di traduzione dei testi originali. Nel corso della sua realizzazione mi sono resa conto di aver affrontato un compito arduo. Il materiale lessicale preso in esame è infatti enorme e spesso ho dovuto compiere delle scelte arbitrali se considerare un vocabolo un termine politico o meno. Ciò succedeva soprattutto nel caso di vocaboli che appartengono al linguaggio amministrativo, giuridico o filosofico ed a altri linguaggi speciali che solo in alcuni contesti possono avere anche un significato politico. Allo stesso modo non era sempre facile trovare i corrispondenti polacchi dei neologismi politici italiani21.
Durante il lavoro sul Dizionario ho usato diverse opere lessicografiche italiane e italo-polacche, in primo luogo Il dizionario della lingua italiana a cura di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli, Il grande dizionario italo-polacco a cura di Hanna Cieśla, Elżbieta Jamrozik, Radosław Kłos22, dei vari volumi della politica comparata, quelli dedicati al sistema politico e costituzionale dell’Italia e della Polonia, manuali di storia politica e sociale di entrambi i Paesi nonché diversi vocabolari, enciclopedie e glossari di politica sia polacchi che italiani. Molto utili erano inoltre i dizionari di neologismi, grazie ai quali ho potuto arricchire il Dizionario di termini entrati nell’uso comune negli ultimi anni, nonché articoli pubblicati sui giornali polacchi e italiani23.
Mi sento in dovere di ringraziare diverse persone che hanno reso possibile l’uscita di questo Dizionario. In primo luogo vorrei ringraziare il Preside della Facoltà di Scienze Politiche e Rapporti Internazionali dell’Università Jagellonica di Cracovia, il Prof. Zdzisław Mach e il Direttore del Dipartimento di Studi Europei, il Prof. Dariusz Niedźwiedzki per averne finanziato la pubblicazione. Un ringraziamento particolare va alla mia Famiglia per il sostegno e l’affetto dimostratomi in tutti gli anni di lavoro.
1 Come è già stato sottolineato nel Dizionario politico nuovamente compilato ad uso della gioventù italiana, “la lingua politica ha pochi termini esclusivamente suoi propri” e ne “attinge assai dalle scienze affini, segnandoli del particolare suo marchio”. Cito da E. Leso, Momenti di storia del linguaggio politico, in: L. Serianni, P. Trifone (a cura di), Storia della lingua italiana, v. 2, Einaudi, Torino 1994, p. 705.
2 Parlando del linguaggio politico ci riferiamo “al linguaggio dei politici e di politica di ogni giorno”, quello dei dibattiti e delle campagne elettorali. Come hanno affermato Lorella Cedroni e Tommaso Dell’Era, nella maggior parte dei casi il linguaggio politico identifica la realtà politica tout court in quanto “ciò di cui il pubblico fa esperienza è pur sempre il linguaggio sugli eventi politici piuttosto che gli eventi stessi”. Cfr. M.V. Dell’Anna, Lingua e nuova retorica politica, in: R. Gualdo, M.V. Dell’Anna, La faconda Repubblica. La lingua della politica in Italia (1992–2004), Manni, Manduria 2004, p. 39 e L. Cedroni, T. Dell’Era (a cura di), Il linguaggio politico, Carocci, Roma 2002, p. 10.
3 Vi possiamo trovare vocaboli dal lessico di origine militare (come per esempio strategia di consenso, intaccare la linea (di un partito), reclutare (iscritti), mobilitazione, retrocedere, essere silurato, capitolare), la terminologia della medicina (stato di salute della maggioranza, emorragia di voti, terapia d’urto), le metafore della navigazione (fare il punto, colpo di timone, mettersi al timone dello Stato, rotta di collisione, etc.) fino al lessico economico (attraverso la politicizzazione delle parole della finanza come gestione, flessione elettorale, congiuntura, azzeramento, trust, etc.). Utilizza perfino il bestiario settoriale (falchi, colombe, gatto selvaggio, tigre di carta, talpa, etc.) oppure le metafore geometriche come: asse, direttrici, triangolare, convergenze, spazio politico, arco costituzionale, punto gravitazionale, etc. Vedi: G.L. Beccaria, Italiano Antico e Nuovo, Garzanti, Milano 1992, pp. 221–222.
4 Vedi: M. Dardano, Il linguaggio dei giornali italiani, Laterza, Roma–Bari 1973, p. 159.
5 Come esempio possiamo citare l’espressione maggioranza silenziosa che è la traduzione della silent majority usata verso il 1969 dal presidente Richard Nixon, stanza dei bottoni di Pietro Nenni (1962), la locuzione politica del bastone e della carota diffusa da Winston Churchill nel 1943 o la sua locuzione di cortina di ferro sanzionata ufficialmente in un suo discorso di Fulton del ’46. Ibidem.
6 I. Baldelli, Il linguaggio neologico politico, in: M. Medici, D. Proietti, Il linguaggio del giornalismo, Mursia, Milano 1992, p. 9.
7 M. Dardano, Il linguaggio dei giornali italiani, op. cit., p. 161.
8 Basta citare il termine summit diffuso negli anni 70 tramite il linguaggio giornalistico, accanto al latinismo vertice, nonché escalation, gap, establishment, impeachment, holding e così via. Cito da I. Baldelli, Il linguaggio neologico politico, op. cit., pp. 18–20.
9 B. Migliorini, Storia della lingua italiana, Bompiani, Firenze 1998, p. 359.
10 A.L. Messeri, Anglicismi nel linguaggio politico italiano nel Settecento e nell’Ottocento, «Lingua Nostra», 1957, n. 18, pp. 100–108.
11 Il modenese Bartolomeo Benincasa nel “Monitore Cisalpino” del maggio 1798 fornisce un elenco di vocaboli “nuovamente arrivati in Italia, o di nuova significazione, o di un’antica, ma cambiata e travisata” come: aggiornare, allarmista, aristocrazia, arrestare, attivare, avocazione, cittadino, civismo, clisciano, corporazione, correzionale, correzione, costituente, costituito, democrazia, eguaglianza, emigrato, emigrazione, ex (particola preposta), federalismo, federalista, federativo, federazione, filantropia, libertà, liberticida, massa, oligarchia, organizzare, patriota, patriottismo, popolo, provvisorio, rapportare, risolvere, rivoluzionare, rivoluzionario, sanculotto, scioano, teocrazia, teofilantropia, tirannia, vendeista. Cito da B. Migliorini, Lingua d’oggi e di ieri, Sciascia, Caltanissetta–Roma 1973, p. 571.
12 E. Leso, Momenti di storia del linguaggio politico, op. cit., p. 714.
13 M. Dardano, Il linguaggio dei giornali italiani, op. cit., p. 158.
14 L’opera, pubblicata originariamente in due tomi, venne ristampata da Campolmi di Firenze già nel 1848. Vedi: B. Migliorini, Lingua d’oggi e di ieri, op. cit., pp. 157–80.
15 In questo senso il termine fu utilizzato da Cesare Balbo il 15 dicembre 1847. Giuseppe Ferrari adoperava Risorgimento alludendo alla ripresa della civiltà italiana, dall’origine dei Comuni al trionfo delle Signorie, mentre Bernardo Spaventa e Francesco Fiorentino se ne servivano nel senso in cui oggi intendiamo questo termine. Vincenzo Gioberti nel Rinnovamento civile d’Italia avrebbe voluto distinguere fra Risorgimento (fino al ’49) e Rinnovamento (dopo il ’49). Vedi: B. Migliorini, Lingua d’oggi e di ieri, op. cit., p. 572.
16 Il primo ad utilizzare questo termine fu Giovanni Amendola in un articolo del 1923, in cui definì il sistema totalitario come quello che avrebbe fatto presagire un dominio assoluto nella vita politica. Vedi: L. Cedroni, T. Dell’Era, Il linguaggio politico, op. cit., p. 133.
17 Negli anni 90 il prefisso “euro-”, che nel decennio precedente veniva riferito “ai paesi a democrazia parlamentare dell’Europa occidentale, ossia alle loro istituzioni comuni, sia politiche che economiche, in contrapposizione ai paesi a regime comunista dell’Europa orientale”, viene collegato principalmente alle istituzioni comunitarie. Vedi: A. Bencini, B. Manetti, Le parole dell’Italia che cambia, Le Monnier, Firenze 2005, p. 34–35.
18 G.L. Beccaria, Italiano Antico e Nuovo, op. cit., p. 224.
19 A. Bencini, B. Manetti, Le parole dell’Italia che cambia, op. cit., p. 154 e seqq.
20 V. Coletti, Eccessi di parole (Firenze 2012), http://www.accademiadellacrusca.it/it/tema-del-mese/litaliano-debole-potere-forte .
21 Va rilevato che nel caso di diversi significati di un lemma ho preferito dare in primo luogo un suo significato politico, politico-storico o sociale. Solo in seguito ci sono altri significati p.es. quelli di altri linguaggi settoriali che in certi contesti possono avere anche un significato politico.
22 H. Cieśla, E. Jamrozik, R. Kłos, Grande dizionario italo-polacco, t. 1–4, Wiedza Powszechna, Warszawa 2010 e G. Devoto, G. Oli, Il dizionario della lingua italiana, Le Monnier, Firenze 1993; Id., Il nuovo vocabolario illustrato della lingua italiana, v. 1–2, Le Monnier, Firenze 1983.
23 O. Lurati, 3000 parole nuove. La neologia negli anni 1980–1990, Zanichelli, Bologna 1990; C. Quarantotto, Dizionario del nuovo italiano. 8000 neologismi della nostra lingua e del nostro parlare quotidiano dal dopoguerra ad oggi, Newton Compton Editori, Roma 1987 nonché G. Devoto, G. Oli, Vocabolario della lingua italiana, con CD-Rom e online, Le Monnier, Firenze 2017.